“Che ansia!”, “Mi sento in ansia”, “Guarda quella persona com’è agitata!”, “Sono ansioso/a”: quante volte hai sentito ripetere queste frasi? È probabile che in alcuni momenti sia successo anche a te di pronunciarle. Ansia, infatti, è una parola piuttosto diffusa nel vocabolario comune, che viene utilizzata per descrivere come ci sentiamo o come percepiamo gli altri in relazione a determinati stimoli o situazioni.
In generale, a nessuno piace provarla, eppure, entro certi limiti, l’ansia costituisce una risposta normale del nostro organismo nei confronti di un evento che è fonte di stress. Più specificatamente, quando ci troviamo di fronte a un ostacolo o a una situazione potenzialmente pericolosa, il nostro organismo attiva tutte le risorse disponibili, creando una sensazione di disagio e preparandoci all’azione o alla fuga. L’ansia deriva proprio da questo meccanismo e, in questo caso, può essere definita positiva, perché svolge una funzione adattiva.
Quando però questo elevato livello di attivazione perdura nel tempo, anche dopo la scomparsa dello stimolo minaccioso, oppure quando risulta essere sproporzionato o ingiustificato rispetto alla situazione che la persona vive, si parla di ansia negativa o patologica, una condizione che può seriamente limitare e inficiare la quotidianità della persona che ne è affetta.
Distinguere tra ansia adattiva e ansia patologica non è sempre facile. Come si può quindi capire se l’ansia che si prova è eccessiva? Per aiutarti a riconoscere questa condizione, di seguito ti descriverò una serie di sintomi che, se riscontrati, possono indicare la presenza di un disturbo d’ansia.
5 segnali della presenza di ansia patologica
- Preoccupazione smisurata
Il dover affrontare gli aspetti o i compiti della vita quotidiana, piccoli o grandi che siano (es. prestazioni lavorative, gestione dei figli, salute dei familiari, faccende domestiche…), è per te fonte di eccessiva preoccupazione, tanto da interferire con lo svolgimento delle attività stesse. Se questo stato delle cose si manifesta per la maggior parte dei giorni per almeno sei mesi, l’ansia può essere considerata eccessiva.
- Tensione muscolare
La tensione muscolare è una delle caratteristiche più comuni ed evidenti nelle persone che soffrono d’ansia. Serrare la mascella, stringere i pugni, tendere gli arti sono tutte manifestazioni della presenza di tensione muscolare e possono essere così croniche e pervasive che la persona, a lungo andare, non si rende nemmeno più conto del costante stato di tensione in cui vive.
- Insonnia
Se ti succede spesso di avere difficoltà ad addormentarti, di rigirarti nel letto sentendoti agitato, di fissare il soffitto ad occhi spalancati mentre continui a pensare a come risolvere una certa situazione, a quello che è successo nel corso della giornata o a quello che accadrà, questo può essere il segnale di un disturbo d’ansia.
- Problemi di digestione
Esiste una stretta correlazione tra gli aspetti emozionali (ansia, preoccupazione…) e l’apparato digerente, come dimostrato da manifestazioni quali il mal di pancia prima di un esame, le farfalle nello stomaco quando sei innamorato e lo stomaco che “brucia” quando devi affrontare un evento importante. La sindrome dell’intestino irritabile, ad esempio, è una condizione medica, caratterizzata da crampi, dolore addominale, nausea, costipazione e diarrea, che è sempre associata alla presenza di ansia. La sintomatologia fisica e il livello di ansia sono due fattori che si influenzano a vicenda.
- Bassa autostima
Le persone che soffrono d’ansia spesso dubitano di se stesse e sentono il bisogno di avere continue conferme da parte degli altri. La scarsa stima che hai di te stesso influenza il tuo modo di comportarti nei vari ambiti della vita. In generale, infatti, più è carente l’autostima e maggiori sono i problemi d’ansia sul lavoro, in famiglia, nello studio e nelle relazioni sociali e sentimentali.
Ti viene in mente qualcuno? Ti sei riconosciuto nella descrizione di uno o più campanelli d’allarme? Ricorda che nei casi di ansia patologica è utile chiedere aiuto ad uno psicologo.