Gli attacchi di panico rappresentano una problematica molto diffusa. Si tratta di episodi di breve durata, ma le persone che li vivono li descrivono come momenti che sembrano un’eternità, durante i quali l’ansia è fortissima, improvvisa e apparentemente immotivata, la mente perde la sua lucidità e le paure più profonde prendono il sopravvento.
Quali sono le caratteristiche di un attacco di panico?
Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) stabilisce che un attacco di panico è caratterizzato dall’improvvisa comparsa di un’intensa paura o disagio, che raggiunge il picco in pochi minuti e che è accompagnata dalla presenza di alcuni sintomi fisici o cognitivi, tra i quali troviamo:
- Palpitazioni
- Sudorazione
- Tremori
- Respiro irregolare o affannoso
- Sensazione di soffocamento
- Dolore al petto
- Nausea
- Sensazioni di vertigine o di svenimento
- Brividi o vampate di calore
- Sensazioni di torpore o di formicolio
- Sensazione di irrealtà
- Paura di perdere il controllo, impazzire o morire.
Gli attacchi di panico possono essere situazionali o inaspettati. Nel primo caso la persona riesce a individuare l’elemento che ha scatenato l’attacco di panico, ossia la fonte della sua paura; nel secondo caso, invece, la persona prova una forte paura all’improvviso, senza riuscire a trovare una possibile spiegazione.
In alcuni casi può accadere che le persone che soffrono di attacchi di panico comincino a evitare di uscire di casa da sole, di frequentare luoghi come teatri, cinema, chiese, negozi, parcheggi o di utilizzare i mezzi pubblici, perché, in caso di comparsa dei sintomi, potrebbe non essere disponibile una fonte di soccorso oppure potrebbe risultare difficile o imbarazzante allontanarsi da questi contesti. Questa condizione prende il nome di agorafobia.
La paura della paura
Quando si vive per la prima volta un attacco di panico, la prima cosa che una persona pensa è che si tratti di un grave problema fisico, come un infarto. Si reca, quindi, dal medico o in ospedale per sottoporsi a tutta una serie di accertamenti, che risulteranno negativi, al fine di individuare la causa del malessere vissuto.
Una volta esclusi i problemi di natura fisica, la persona rimane spaventata e si sente vulnerabile, perché non riesce a capire a che cosa attribuire la terribile esperienza provata. Comincia quindi a vivere nel timore che la paura e i sintomi possano tornare (meccanismo della paura della paura) e per questo inizia a monitorare costantemente le sue sensazioni fisiche. Tutti questi comportamenti non fanno altro che peggiorare la situazione, perché in questo modo si viene a creare un circolo vizioso in cui il livello di ansia aumenta e la paura si autoalimenta.
Trattamento degli attacchi di panico
Per gli attacchi di panico esistono due tipologie di trattamento: la terapia farmacologica e la psicoterapia. L’assunzione di farmaci, indispensabile nei casi più gravi, permette di alleviare e gestire l’ansia, tuttavia non risolve il problema che sta alla base degli attacchi di panico, per affrontare il quale è, invece, necessario intraprendere un percorso di terapia.
Gli attacchi di panico, infatti, rappresentano il sintomo di un malessere interno, ossia la manifestazione esterna di un disagio interiore. In generale, è possibile affermare che gli attacchi di panico fanno la loro comparsa quando la persona vive un’esperienza che va a minare l’immagine di sé o la rappresentazione della realtà, che si è costruita nella sua mente. Si tratta dunque di esperienze destabilizzanti, che, in quanto tali, vengono vissute come minacciose e rispetto alle quali la persona si sente “in pericolo”. Il lavoro da fare è quindi quello di capire il significato del sintomo costituito dagli attacchi di panico e, per farlo, è necessario ricostruire la storia della persona, perché solo in questo modo sarà possibile affrontare il problema e risolverlo.