Perdonare qualcuno che ti ha fatto del male, a volte, può essere un’impresa davvero difficile. Quando subiamo un grave torto, un’offesa o un’ingiustizia, entriamo in contatto con emozioni molto forti, quali la rabbia, il rancore e il dolore, e spesso il comportamento istintivo più frequente è la vendetta: vogliamo ripagare la persona che ci ha feriti con la sua stessa moneta, in modo da farla soffrire tanto quanto stiamo soffrendo noi. Riflettendo un attimo, tuttavia, ti accorgerai che la vendetta, in realtà, non risolve nulla: non rappresenta una soluzione al problema, né comporta un sollievo, ma, al contrario, acuisce la sofferenza che provi, perché focalizza tutte le tue energie e i tuoi pensieri sull’ingiustizia subita, andando ad alimentare ancora di più le emozioni negative che senti. Continuare ad essere arrabbiato non ti aiuta ad allontanarti dalla persona che ti ha fatto dal male, bensì ti lega ulteriormente a lei.

Il perdono costituisce uno strumento liberatorio molto potente, che ti dà l’opportunità di recidere il legame con chi ti ha fatto soffrire e ti permette di riprendere il controllo della situazione.

Perdono e convinzioni erronee

  1. Perdonare significa sminuire l’esperienza vissuta: se decidi di perdonare la persona che ti ha fatto un torto, questo non implica che tu dica “Ok, tutto sommato l’ingiustizia che ho subito non era poi così grave”. Puoi, infatti, perdonare e nello stesso tempo riconoscere che il trauma subito è stato reale e molto doloroso.
  2. Perdono e riconciliazione sono sinonimi: il perdono e la riconciliazione spesso si accompagnano, ma di fatto non coincidono: una donna maltrattata dal marito, ad esempio, può perdonarlo, ma decidere che non è protettivo e sano continuare a stare insieme a lui. Ci può quindi essere il perdono senza la riconciliazione, ma non è vero il contrario, perché una riconciliazione non è mai genuina se non viene preceduta dal perdono. Un’altra differenza tra questi due concetti riguarda il fatto che il perdono può essere dato anche in assenza della parte che ha commesso l’ingiustizia, mentre la riconciliazione implica la presenza di entrambe le persone e la promessa da parte di chi ha commesso l’errore di non comportarsi più in quel modo.
  3. Perdonare significa dimenticare: le persone che hanno subito delle offese o dei maltrattamenti che li hanno segnati profondamente, non dimenticano il trauma vissuto. Perdonare, quindi, non significa dimenticare, bensì ricordare in modo diverso: il perdono, infatti, ti permette di rievocare l’ingiustizia subita senza esserne sopraffatto.
  4. Il perdono dipende dal fatto che l’altra persona ti abbia chiesto scusa: in un mondo ideale le persone che feriscono o danneggiano qualcun altro, si rendono conto dei loro errori e chiedono scusa. Nella realtà, purtroppo, questo non sempre avviene; anzi potresti aver subito un torto da una persona che non ammetterà mai di aver sbagliato, tu però puoi decidere di perdonarla lo stesso.

Il processo del perdono

Il perdono non è un fenomeno tutto o niente, ma un processo che richiede tempo e impegno, e che è costituito da una serie di elementi:

  • Espressione delle emozioni: dopo aver subito un torto o una grave ingiustizia le emozioni suscitate da questo avvenimento (rabbia, dolore, tristezza) devono essere sentite ed espresse. In alcuni casi è possibile esternarle direttamente davanti alla persona che ci ha feriti; in altri possono essere manifestate attraverso degli sfoghi personali.
  • Comprensione dell’evento: è importante riflettere e capire bene che cosa è successo, per quale motivo, interrogarsi sul perché l’altra persona ci ha danneggiato: questo tipo di lavoro aiuta ad accettare quello che è accaduto e ad andare avanti.
  • Decidere di perdonare: significa scegliere di chiudere la porta che dà sul passato, vivere appieno il presente e guardare verso il futuro. È una decisione che richiede una grande forza interiore, ma che libera dalle catene della rabbia e del dolore.
Dott.ssa Ilenia Merlin – Psicologa e psicoterapeuta

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