Il senso di colpa è un’emozione fisiologica, provata da tutti gli esseri umani, il cui scopo è quello di segnalarci il fatto che le nostre azioni o le nostre mancate azioni hanno danneggiato o potrebbero aver danneggiato un’altra persona o una situazione. Si tratta di un’emozione secondaria, ossia di un’emozione che si apprende con la crescita e che richiede un certo grado di interazione sociale. Nessuno nasce “dotato” del senso di colpa; esso, infatti, fa la sua comparsa nel corso dell’infanzia, quando il bambino comincia a sviluppare i concetti di bene e di male e inizia ad adeguare il suo comportamento a delle aspettative o a delle norme esterne.

Il senso di colpa si prova in relazione a molteplici situazioni; ecco alcuni esempi:

  • sentire di avere di più rispetto a una persona a cui vogliamo bene;
  • non portare a termine un obiettivo o un impegno;
  • decidere di non fare quello che un un’altra persona si aspetta da noi;
  • scegliere di soddisfare i nostri desideri o bisogni a scapito di qualche altro aspetto;
  • sentirsi appagati e soddisfatti della propria vita quando qualcuno di molto caro a noi non lo è.

Come ogni altra emozione, il senso di colpa può essere adattivo quando ci aiuta ad agire con maggiore consapevolezza, ma può trasformarsi in un meccanismo disadattivo in tutti quei casi in cui si presenta in modo particolarmente frequente e marcato, andando ad accrescere il senso di inadeguatezza e la bassa autostima di chi lo prova.

Senso di colpa: sano o disfunzionale?

Forse ora vi starete chiedendo come fare a capire se il senso di colpa che provate è adattivo oppure no. Scopriamolo insieme!

In generale, si parla di senso di colpa sano quando ci sono dei dati di realtà che accertano la presenza oggettiva di un errore o di un danno arrecato a qualcosa o a qualcuno. Se, ad esempio, una persona guida distrattamente e provoca un incidente o nel mezzo di una discussione con qualcuno, presa dalla foga, lo offende, in questi casi è adattivo sentirsi in colpa. Si tratta, infatti, di circostanze nelle quali la persona ha effettivamente causato un problema o una sofferenza a qualcun altro, che potevano essere evitate agendo in modo diverso. In questi casi il senso di colpa è sano, perché ci permette di riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni e ci sprona a rimediare, per quanto possibile, all’errore commesso, fungendo anche da monito per il futuro.

Il senso di colpa viene definito disfunzionale quando, invece, la persona non commette alcun tipo di errore e si sente responsabile di situazioni che oggettivamente non dipendono da lei. Aver detto di no alla richiesta di un amico, non essere andati a trovare i propri genitori, avere più successo di un fratello, non comprare un giocattolo nuovo al proprio bambino sono tutti esempi di situazioni in cui il senso di colpa è disfunzionale, poiché la persona non ha commesso nulla di biasimevole.

Senso di colpa disfunzionale e responsabilità delle emozioni altrui

Come mai le persone si sentono in colpa per qualcosa che non dipende da loro? Spesso dietro ai sensi di colpa disfunzionali si annida la credenza che quello che noi facciamo ha il potere di rendere felici o infelici le altre persone. Si tratta di una credenza del tutto falsa, che per chi la possiede è fonte di angoscia e tormento. Se otteniamo una promozione al lavoro e uno dei nostri più cari amici in quel momento è disoccupato, non è colpa nostra se si sentirà triste quando verrà a sapere del nostro successo. Quando gli comunichiamo la notizia, infatti, il nostro amico potrebbe avere diverse reazioni (es: gioire e congratularsi con noi, lamentarsi della sua situazione…) e la scelta del come comportarsi e del che cosa provare è solo sua.

Ricorda: ognuno di noi ha le sue responsabilità!

Se i sensi di colpa rendono la tua vita un tormento, il lavoro con uno psicologo-psicoterapeuta ti può aiutare.

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Dott.ssa Ilenia Merlin – Psicologa e psicoterapeuta